Uno imbraccia la “tegliarra”, vale a dire una chitarra ricavata da una vecchia teglia, l’altro si dedica al “bidonbasso”, ovvero un contrabbasso costruito con uno spago teso fra un bastone e un secchio. Poi c’è il washboard, realizzato abbinando un asse da stiro alle fruste per sbattere le uova e a un cucchiaino da caffè. L’unico strumento normale che si trova fra le loro mani è il kazoo. Per il resto ascolterete soltanto ritmi e melodie che derivano da bidoni, stendini e vecchi campanacci recuperati da soffitte, cantine, discariche, officine… Ma l’effetto finale è sbalorditivo: cover e brani originali eseguiti magistralmente da questi cinque musicisti che uniscono il talento a una profonda sensibilità ambientalista. È un inno al recupero di materia che merita di essere premiato, non credete?
Manzella Quartet (Bergamo, 2007)
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